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Prefazione
Chi di noi, uomini del ventesimo e ventunesimo secolo fin da piccolo a scuola non si è sentito insegnare e propinare nel corso di scienze e biologia, quasi come un “dogma laico” certissimo e inconfutabile, la teoria della evoluzione della specie di Darwin? “L’uomo discende dalla scimmia” ci hanno detto e ripetuto fin dalle scuole elementari facendoci vedere il solito disegnino della scimmietta che si eleva cominciando a diventare uno scimmione e poi un uomo più o meno come noi. Ma le cose stanno veramente così? È bene ricordare che l’evoluzione è soltanto una teoria e neanche del tutto scientificamente provata. Soprattutto, questa teoria si può accordare con la dottrina della Chiesa e con l’insegnamento rivelato nella Sacra Scrittura della creazione dell’uomo, della sua caduta con il peccato originale e della necessità della redenzione operata da Cristo Gesù?
Questa è la grande questione alla quale il bel libro del cardinale Ruffini vuole rispondere. Esso fu scritto nel 1937 e fu pubblicato dopo la guerra nel 1948, ma le sue riflessioni e le risposte che dà rimangono perfettamente attuali, data l’ottima competenza e autorevolezza del suo autore. Egli spiega le varie teorie dell’evoluzione esistenti e le critica, ricorda qual è la dottrina della Chiesa in merito, poi analizza cosa ci insegna la Rivelazione contenuta nella Sacra Scrittura riguardo alla creazione dell’uomo. In appendice si può leggere il pensiero di sant’Agostino e san Gregorio Nisseno sull’origine degli esseri viventi.
Il cardinale Ernesto Ruffini, era di origine mantovana, nacque infatti a San Benedetto Po nel 1888, quinto di 8 figli. Entrò a 10 anni nel seminario di Mantova, conseguì due lauree: in Teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, a Milano, e in filosofia presso la Pontificia accademia di San Tommaso d’Aquino in Roma; fu ordinato sacerdote nel 1910. Nel 1913, a soli 25 anni, fu nominato professore di scienze bibliche a Roma presso la Pontificia Università Lateranense. Frequentò il Pontificio istituto biblico conseguendo il diploma di professore in Sacra Scrittura, ed ebbe diversi incarichi di insegnamento a Roma. Nel 1928 fu nominato da Pio XI segretario della Sacra Congregazione dei seminari e delle università degli studi e consultore della Sacra congregazione concistoriale e, in quella nuova veste, preparò la riforma degli studi che, il 24 maggio 1931, culminò nella costituzione apostolica Deus scientiarum Dominus; in seguito applicò per primo quella riforma, essendo divenuto rettore della Lateranense. Ruffini ebbe un particolare influsso nella conversione al cristianesimo del gran rabbino della comunità ebraica di Roma, Eugenio Zolli, con il quale aveva in comune l’amore per lo studio delle Sacre Scritture. Nel 1945 Pio XII lo nominò Arcivescovo di Palermo e quindi Cardinale nel 1946 con il titolo di Santa Sabina. Avverso al modernismo, durante il Concilio Vaticano II (dal 1959 era membro della Pontificia Commissione Centrale preparatoria) fu molto attivo e vicino all’ala conservatrice del Coetus Internationalis Patrum; tenne moltissimi interventi molto critici verso i documenti conciliari sulla Chiesa Lumen Gentium e Gaudium et Spes. Ernesto Ruffini morì l’11 giugno 1967 e fu sepolto a Palermo nella chiesa della Madonna dei Rimedi. Scrisse una moltitudine di libri e opere, soprattutto sulla Sacra Scrittura (che era la sua materia di insegnamento), di teologia e spiritualità. Alla vigilia del Concilio, Ruffini aveva scritto un articolo pubblicato su L’Osservatore Romano (24/08/1961) molto critico sulla moderna interpretazione della Sacra Scrittura e l’uso troppo disinvolto dei generi letterari. Scrivendo al card. Ottaviani il 9 maggio dello stesso anno, Ruffini si esprimeva senza mezzi termini: “L’ho detto altre volte e lo ripeto: il modernismo, condannato da S. Pio X, oggi viene diffuso liberamente in aspetti ancor più gravi e più deleteri di quanto non fosse allora! Guardandomi attorno sono preso talvolta da profondo scoraggiamento e se riesco a risollevarmi è perché confido nell’assistenza che Gesù promise alla sua Chiesa: ‘io sarò con voi fino alla fine dei secoli’. Auspico che il prossimo Concilio Ecumenico definisca una volta per sempre che cosa si intenda per ispirazione, per inerranza biblica, per storia biblica; e stabilisca fino a che punto l’interpretazione scientifica della Sacra Scrittura possa allontanarsi da quella tradizionale” (1). Purtroppo le aspirazioni del cardinale, come la storia ci ha mostrato, saranno profondamente disattese dal Concilio Vaticano II che ha favorito in tutto le false dottrine dei modernisti.
Questo libro è stato pubblicato due anni prima della famosa enciclica di papa Pio XII “Humani generis” del 1950 “Circa alcune false opinioni che minacciano di sovvertire i fondamenti della dottrina cattolica” e quindi non ne contiene gli insegnamenti. In questa chiarissima e importante enciclica il Pastor Angelicus ci dà alcuni punti fermi sulla questione della creazione e dell’evoluzionismo da ritenere e credere in quanto cattolici: «Rimane ora da parlare di quelle questioni che, pur appartenendo alle scienze positive, sono più o meno connesse con le verità della fede cristiana. Non pochi chiedono instantemente che la religione cattolica tenga massimo conto di quelle scienze. Il che è senza dubbio cosa lodevole, quando si tratta di fatti realmente dimostrati; ma bisogna andar cauti quando si tratta piuttosto di ipotesi, benché in qualche modo fondate scientificamente, nelle quali si tocca la dottrina contenuta nella Sacra Scrittura o anche nella tradizione. Se tali ipotesi vanno direttamente o indirettamente contro la dottrina rivelata, non possono ammettersi in alcun modo.
Per queste ragioni il Magistero della Chiesa non proibisce che in conformità dell’attuale stato delle scienze e della teologia, sia oggetto di ricerche e di discussioni, da parte dei competenti in tutti e due i campi, la dottrina dell’evoluzionismo, in quanto cioè essa fa ricerche sull’origine del corpo umano, che proverrebbe da materia organica preesistente (la fede cattolica ci obbliga a ritenere che le anime sono state create immediatamente da Dio). Però questo deve essere fatto in tale modo che le ragioni delle due opinioni, cioè di quella favorevole e di quella contraria all’evoluzionismo, siano ponderate e giudicate con la necessaria serietà, moderazione e misura e purché tutti siano pronti a sottostare al giudizio della Chiesa, alla quale Cristo ha affidato l’ufficio di interpretare autenticamente la Sacra Scrittura e di difendere i dogmi della fede (Cfr. Allocuzione Pont. ai membri dell’Accademia delle Scienze, 30 novembre 1941; A. A. S. Vol. , p. 506). Però alcuni oltrepassano questa libertà di discussione, agendo in modo come fosse già dimostrata con totale certezza la stessa origine del corpo umano dalla materia organica preesistente, valendosi di dati indiziali finora raccolti e di ragionamenti basati sui medesimi indizi; e ciò come se nelle fonti della divina Rivelazione non vi fosse nulla che esiga in questa materia la più grande moderazione e cautela.
Però quando si tratta dell’altra ipotesi, cioè del poligenismo, allora i figli della Chiesa non godono affatto della medesima libertà. I fedeli non possono abbracciare quell’opinione i cui assertori insegnano che dopo Adamo sono esistiti qui sulla terra veri uomini che non hanno avuto origine, per generazione naturale, dal medesimo come da progenitore di tutti gli uomini, oppure che Adamo rappresenta l’insieme di molti progenitori; non appare in nessun modo come queste affermazioni si possano accordare con quanto le fonti della Rivelazione e gli atti del Magistero della Chiesa ci insegnano circa il peccato originale, che proviene da un peccato veramente commesso da Adamo individualmente e personalmente, e che, trasmesso a tutti per generazione, è inerente in ciascun uomo come suo proprio (cfr. Rom. V, 12-19; Conc. Trident., sess. V, can. 1-4)».
Quindi il Papa qui afferma, che dobbiamo tenere come punti fermi che: 1- le ipotesi che vanno contro la dottrina rivelata non possono essere ammesse 2- le anime sono create direttamente da Dio; 3- Il poligenismo (cioè l’origine degli uomini da più coppie primordiali e non tutti da Adamo ed Eva) non può essere accettato perché ciò metterebbe in dubbio ovviamente il peccato originale.
Un’altra questione, molto importante, che Pio XII affronta è poi quella della storicità dei libri storici del Vecchio Testamento, citando la lettera della Pontificia Commissione Biblica al Card. Suhard, Arcivescovo di Parigi: «Come nelle scienze biologiche ed antropologiche, così pure in quelle storiche vi sono coloro che audacemente oltrepassano i limiti e le cautele stabilite dalla Chiesa. In modo particolare si deve deplorare un certo sistema di interpretazione troppo libera dei libri storici del Vecchio Testamento; i fautori di questo sistema, per difendere le loro idee, a torto si riferiscono alla Lettera che non molto tempo fa è stata inviata all’arcivescovo di Parigi dalla Pontificia Commissione per gli Studi Biblici (16 gennaio 1948; A. A. S., vol. XL, pp. 45-48). Questa Lettera infatti fa notare che gli undici primi capitoli del Genesi, benché propriamente parlando non concordino con il metodo storico usato dai migliori autori greci e latini o dai competenti del nostro tempo, tuttavia appartengono al genere storico in un vero senso, che però deve essere maggiormente studiato e determinato dagli esegeti; i medesimi capitoli – fa ancora notare la Lettera – con parlare semplice e metaforico, adatto alla mentalità di un popolo poco civile, riferiscono sia le principali verità che sono fondamentali per la nostra salvezza, sia anche una narrazione popolare dell’origine del genere umano e del popolo eletto» (2). Bisogna quindi, secondo l’insegnamento della Chiesa, ritenere come storico il racconto dei primi undici capitoli della Genesi (3).
C’è stato invece un cambiamento di rotta o meglio, per rimanere in tema, una “evoluzione” nel “magistero” postconciliare; infatti se Pio XII raccomandava “cautela e moderazione” poiché la teoria dell’evoluzione e dell’origine del corpo umano da una materia preesistente non era, a suo giudizio, sufficientemente dimostrata; per Giovanni Paolo II invece “nuove conoscenze conducono a non considerare più la teoria dell’evoluzione una mera ipotesi. La convergenza, non ricercata né provocata, dei risultati dei lavori condotti indipendentemente gli uni dagli altri, costituisce di per sé un argomento significativo a favore di questa teoria” (4). Ruffini quanto all’origine del corpo umano scrive che: “se si pensa che Dio si è servito per formare il corpo del primo uomo, direttamente non già della polvere, ma del corpo di un animale… Tale ipotesi si discosta non poco, dalla tradizione cattolica, e non può accontentare i patroni anche più mitigati dell’evoluzionismo. (…) Per l’Onnipotente non è certo più difficile formare il corpo di Adamo direttamente de limo terræ, di quel che sarebbe trarlo dal corpo di un animale!” (pag. 142).
Ci auguriamo che la ripubblicazione di questo libro possa contribuire alla formazione dottrinale dei cattolici, in particolare dei genitori, degli studenti e dei professori, su una questione così delicata e controversa come è quella dell’evoluzione e della creazione dell’uomo e faccia capire quale debba essere la corretta esegesi del racconto biblico, cioè del dato rivelato alla quale deve aderire l’intelligenza dell’uomo illuminata dalla fede. La scienza non deve opporsi alla fede e se lo fa per un presupposto ideologico ateistico non può essere vera scienza, e bisogna essere molto cauti a prendere come certo e apoditticamente dimostrato ciò che in realtà non lo è. Sono ancora molti i misteri che non conosciamo nell’ordine naturale e certamente la prima origine di qualunque forma di vita è un grande mistero soprattutto se si vuole escludere l’intervento divino. Per concludere, non posso che ricordare le parole di papa Pio XII alla fine di Humani Generis, che agli insegnanti cattolici raccomandava: «Cerchino con ogni sforzo e con passione di concorrere al progresso delle scienze che insegnano; ma si guardino anche dall’oltrepassare i confini da Noi stabiliti per la difesa della fede e della dottrina cattolica. Alle nuove questioni, che la cultura moderna e il progresso hanno fatto diventare di attualità, diano l’apporto delle loro accuratissime ricerche, ma con la conveniente prudenza e cautela; infine, non abbiano a credere, per un falso “irenismo”, che si possa ottenere un felice ritorno nel seno della Chiesa dei dissidenti e degli erranti, se non si insegna a tutti, sinceramente, tutta la verità in vigore nella Chiesa, senza alcuna corruzione e senza alcuna diminuzione».
don Ugolino Giugni
Note
1) Citata da Roberto De Mattei, Il Concilio Vaticano II, una storia mai scritta, Lindau Torino 2010 pagg. 168-170.
2) La Humani Generis si può trovare sul sito del Vaticano: https://www.vatican.va/content/pius-xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_12081950_humani-generis.html , sul Denzinger [DS. 3875-3899] e su Enchiridion Biblicum [611-620].
3) Sul carattere storico dei primi tre capitoli della Genesi, Risposta della P.C.B. 30 giugno 1909, EB 324-331. Nel capitolo quarto di questo libro Ruffini commenta questo documento della Pontificia Commissione Biblica.
4) Messaggio di Giovanni Paolo II ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, 22/10/1996: https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/messages/pont_messages/1996/documents/hf_jp-ii_mes_19961022_evoluzione.html