In merito all’elezione di Jorge M. Bergoglio

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Il comunicato del nostro Istituto dell’11 febbraio, terminava con queste parole: “Solo l’elezione di un vero Successore di Pietro potrebbe porre fine a questa crisi di autorità, ma la composizione del corpo elettorale lascia presagire – a vista umana – che la notte sarà ancora più fonda, e l’alba ancora lontana”. Purtroppo la realtà – con l’elezione del 13 marzo scorso – è andata al di là delle più fosche previsioni. Se il Grande Oriente d’Italia, e ancor più quella particolare organizzazione massonica che è il B’nai B’rith (Figli dell’Alleanza) si sono vivamente rallegrati della scelta fatta della persona di Jorge Mario Bergoglio, il mondo cattolico al contrario piange non solo per essere ancora privo di un vero, autentico e legittimo Successore di Pietro e Vicario di Cristo, ma anche perché occupa la sede Apostolica – in castigo dei nostri peccati e per altri imperscrutabili motivi – un vero nemico interno della Chiesa Cattolica.

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In questo momento storico, e in attesa di atti oggettivi che possano confermare o – lo volesse Iddio – smentire quanto appena scritto, nella nostra veste di semplici battezzati, cresimati o sacerdoti della Chiesa Cattolica, intendiamo professare la nostra fede, fare alcune considerazioni, e rivolgere un appello.

Innanzitutto, i membri dell’Istituto intendono qui rinnovare pubblicamente la propria professione di fede cattolica del Concilio di Trento e Vaticano primo (DH 1862-1870) ed il giuramento antimodernista (DH 3537-3550), ed in particolare la propria fede “in ordine al primato ed al magistero infallibile del Romano Pontefice”, Vicario di Cristo e Successore di Pietro, al quale Cristo ha affidato le chiavi del Regno dei Cieli, il compito di confermare i suoi fratelli nella fede, e di pascere il Suo gregge. Primato che Cristo ha affidato al solo Pietro, e non stabilmente all’intero collegio apostolico e ancor meno al “collegio episcopale”.

Gli avvenimenti recenti (rinuncia di Joseph Ratzinger, elezione di Jorge M. Bergoglio) hanno poi ricordato il ruolo di Dio e quello degli uomini durante la vacanza della Sede e l’elezione del nuovo Pontefice. Durante la vacanza della Sede, l’Autorità permane sempre in Cristo, Capo invisibile della Chiesa e solo “in radice” nel corpo morale che può designare il nuovo Pontefice.

Questo corpo morale elegge un candidato con degli atti umani propri a ognuno degli elettori; la persona eletta deve poi accettare, non solo a parole, ma nella realtà, il Sommo Pontificato, il che include la volontà oggettiva ed abituale di realizzare il fine stesso del Papato e il bene della Chiesa. Anche questa accettazione ed intenzione sono degli atti umani, sottomessi a tutte le infermità di un altro atto umano. Questi atti umani – degli elettori e dell’eletto – costituiscono l’aspetto materiale del papato; papato che però non viene dagli uomini, ma da Cristo stesso che governa, santifica, insegna la Chiesa, abitualmente, “con” il suo vicario: “sarò con voi…” (Matt. 28, 20). Cristo comunica quindi a chi è stato canonicamente eletto ed ha realmente accettato l’Autorità che lo costituisce formalmente il Sommo ­Pontefice.

È con un semplice atto volontario di rinuncia che Joseph Ratzinger ha rifiutato l’elezione che era stata fatta della sua persona, rendendo così totalmente vacante la Sede; ha così reso esplicito quel suo non volere veramente governare la Chiesa “assieme a Cristo” che gli impediva, fin dall’inizio, di essere Papa. È con un atto della sua volontà, analogicamente, che Jorge M. Bergoglio non ha oggettivamente l’intenzione di governare la Chiesa accettando il Sommo Pontificato, al punto che la sera dell’elezione si è lui stesso presentato non come il Papa, ma solo come il “vescovo di Roma”, secondo la nuova dottrina della collegialità episcopale. Tutti gli atti di Jorge M. Bergoglio nella sua sede di Buenos Aires attestano, senza ombra di dubbio, che egli intende il suo ruolo in ordine al dialogo interreligioso, specialmente col giudaismo e all’ecumenismo (giungendo al punto di farsi benedire e imporre le mani dagli eretici), in fraterna unione con tutti i nemici della Chiesa e di Cristo, e nel più totale disprezzo della Tradizione dogmatica, liturgica e disciplinare della Chiesa Cattolica. Una simile pubblica, abituale intenzione è incompatibile con l’essere Papa, cioè con l’essere “una cum” il Capo invisibile della Chiesa, Gesù Cristo Nostro Signore. È questa l’analisi che ci sembra dover fare per comprendere l’attuale situazione dell’autorità nella Chiesa.

Rivolgiamo quindi la nostra preghiera a Cristo Signore: “Domine, salva nos, perimus”! (Matt. 8, 23) Solo il Signore, nella mediazione di Maria, può salvare e salverà la Sua Chiesa.

Ci appelliamo poi ai cattolici che ancora si sentono legati alla tradizione della Chiesa, affinché aprano gli occhi e rompano coraggiosamente la comunione con chi non può rappresentare Gesù Cristo e la Sua Sposa, la Chiesa Cattolica.

Preghiamo infine i Santi Apostoli Pietro e Paolo affinché proteggano la Chiesa Romana, e i Santi Pontefici San Pio V e San Pio X affinché sostengano con la loro intercessione tutti i difensori della Chiesa dai suoi nemici interni ed esterni.

 

Verrua Savoia, 15 marzo 2013