Editoriale (Sodalitium n. 67, Dicembre 2015)

La prima casa dell'istituto a Nichelino

Editoriale

(Sodalitium n. 67 Dicembre 2015)

Trent’anni. Il 18 dicembre 1985, quattro (allora) giovanissimi sacerdoti lasciavano la Fraternità San Pio X, la società fondata da Mons. Lefebvre. Chi partiva dal Priorato San Carlo di Montalenghe, vicino a Torino; chi lasciava il Priorato San Pio X di Albano Laziale, vicino a Roma; chi abbandonava la chiesa parigina di Saint-Nicolas du Chardonnet… Per andare dove? Non lo sapevamo neppure, se non che volevamo andare dove Dio voleva, e seguire la Sua volontà. Non avevamo una casa (ci accolse, a Torino, l’appartamento della nonna di uno di noi); a ben vedere non avevamo neppure un altare dove celebrare con sicurezza (dati i tentativi fatti, anche in tribunale, contro il proprietario del locale che ci ospitava, di allontanarci dalla cappella di Via Verdi); per un breve momento fummo privati pure della rivista che avevamo fondato poco prima (sì, quella che state leggendo, e che torna nelle vostre case: Sodalitium). Venne il Natale, e celebrammo la Messa di mezzanotte in una casa privata.
Come non ringraziare quei fedeli che ebbero fiducia in noi, che ci aiutarono, che ci sostennero allora? Come non ricordare chi ci portava da mangiare, chi offriva dei mobili, chi regalava qualcosa. Il n. 10 di Sodalitium, il primo dopo la fondazione del nostro Istituto, poté uscire solo cinque mesi dopo, nel maggio 1986; e l’elenco della celebrazione delle Messe ci ricorda quei pochi che allora ci accolsero: Nichelino (avevamo finalmente una casa), Torino, Valmadrera, Trento, Maranello. Però la nostra povertà più grande non era quella materiale – che faceva profetizzare a tanti che saremmo presto scomparsi dalla scena – ma un’altra.
Ormai persuasi delle insanabili contraddizioni della Fraternità San Pio X (alla quale fino allora avevamo creduto al fine di perseverare nella fede cattolica), non avevamo però alcuna certezza su quale fosse allora la migliore risposta ai nostri dubbi. Neanche quale spiegazione dare, che fosse conforme alla verità, della situazione nella quale si trovava (e si trova) la Chiesa Cattolica. Ci eravamo però ripromessi di meglio studiare le questioni attuali e di fede. Ci mettemmo allora sotto la protezione della Madonna del Buon Consiglio, affinché ci consigliasse nei dubbi della vita. Il 6 gennaio 1986 uscì un comunicato ai fedeli (il 19 Mons. Lefebvre, a Montalenghe, prese duramente posizione contro di noi).
Il 12 marzo, a Bardonecchia, furono redatti gli statuti che avrebbero retto la nostra vita comune. Il 25 aprile, a Genazzano, presentammo gli statuti e consacrammo il nostro Istituto alla Madonna del Buon Consiglio. Sì, ma quale strada prendere? Qual era la verità? La preghiera e lo studio, ma soprattutto, ne siamo certi, l’intercessione di Maria, ci aiutarono, mentre ascoltavamo voci tanto diverse di chi cercava di persuaderci a unirci agli uni o agli altri.
Infine arrivò la decisione, nei confronti di chi invece non ci aveva cercato: andare a conoscere o a ritrovare Mons. Michel-Louis Guérard des Lauriers. Don Munari e don Ricossa, si recarono allora, a nome di tutti, il 24 settembre 1986, festa della Madonna della Mercede, a Raveau, per incontrare il religioso domenicano, il Vescovo fedele, da quasi tutti abbandonato. Incontrammo altri sacerdoti in quel viaggio, per chiedere consiglio, per ascoltarne le ragioni, e alla fine tornammo da Mons. Guérard: la nostra decisione era presa. Ecco, adesso avevamo avuto le risposte a tutte le nostre domande. In quell’occasione, l’Istituto fece le sue scelte che mantiene ancor oggi, a trent’anni di distanza, e che il passare del tempo non ha smentito, anzi ha purtroppo confermato, con l’aggravamento della situazione della Chiesa, il diffondersi dell’eresia, l’indebolirsi della resistenza all’errore (non solo la Fraternità si è ormai accordata con i modernisti, ma lo stesso Mons. Williamson, capo morale della “resistenza”, ha più volte affermato la liceità dell’assistenza alla nuova ‘messa’) e, all’opposto, le derive ‘conclaviste’ o escatologiste di un certo ‘sedevacantismo’.
L’Istituto, evitando tutti e ciascuno di questi scogli, fece le scelte e mantiene ancor oggi le sue posizioni. Da un punto di vista dottrinale, la Tesi teologica che Padre Guérard des Lauriers aveva pubblicato prima il 26 marzo 1978, e poi nei Cahiers de Cassiciacum, nel numero del maggio 1979 (in questo numero, il lettore troverà un ulteriore riflessione – nata dalla lettura di alcuni scritti di Agostino Trionfo e Sant’Antonino – sulla tesi del teologo domenicano). Da un punto di vista pratico, decidemmo di impegnarci nel preparare al sacerdozio le giovani vocazioni: nasceva così il seminario (almeno de facto) di Orio Canavese, intitolato a San Pietro Martire.
Anche questa scelta era corroborata dagli studi di Mons. Guérard sull’episcopato, che scioglievano i nostri dubbi a proposito delle consacrazioni episcopali allora ipotizzate da Mons. Lefebvre, senza saper giustificare un atto così grave (gravità che sembra sfuggire ad alcuni: ne riparliamo in questo numero). Si giunse così al numero 13 di Sodalitium, un numero storico, se vogliamo, col quale aveva termine la nostra ricerca. Cosa rara, se non unica, iniziava con una “Ammenda pubblica” per gli errori da noi insegnati durante la nostra appartenenza alla Fraternità san Pio X; e presentava poi una “Importante intervista” a Mons. Guérard des Lauriers, che è molto più di una semplice intervista. Dopo aver spiegato nei dettagli la sua posizione teologica sulla situazione dell’autorità nella Chiesa e sulla necessità di continuare la ‘Missio’ che Cristo ha ricevuto dal Padre, in primis perpetuando l’offerta del Sacrificio, l’Oblatio munda, che verrebbe meno senza il sacerdozio, Mons. Guérard concluse con delle parole ancor oggi toccanti sul nostro Istituto, che si concludevano così: “L’Istituto ‘Mater Boni Consilii’ è concepito e nato nella Carità della Verità. Dominus incipit. Ipse perficiat”.
Sì, il Signore iniziò quest’opera; non tutti hanno perseverato, nessuno è certo di perseverare senza il suo aiuto, e senza l’aiuto della Madonna del Buon Consiglio. E allora “Ipse perficiat”: porti Egli a termine e compimento ciò che con la Sua grazia volle iniziare.

 

La prima casa dell'istituto a Nichelino
La prima casa dell’istituto a Nichelino