L’apostasia delle nazioni: le ‘unioni civili’
di don Francesco Ricossa
L’11 maggio 2016 la Camera ha approvato (con 372 sì, 51 no e 99 astenuti) il ddl Cirinnà sulle convivenze e le ‘unioni civili’; l’approvazione della Camera dei deputati era data per scontata dopo che il Senato aveva dato il via libera lo scorso 25 febbraio. La nuova normativa delibera sulle cosiddette “unioni civili” tra persone dello stesso sesso, nonché sulle convivenze di fatto, tra persone dello stesso sesso o di sesso diverso. Nel primo caso, l’unione “civile” è di fatto equiparata al matrimonio (acquisizione del cognome, diritti successori, assistenza morale e materiale, possibile comunione dei beni, alimenti in caso di scioglimento dell’unione, pensione di reversibilità e, per via giurisprudenziale, anche l’adozione dei figli del convivente); anche le coppie di fatto acquisiscono molti dei diritti spettanti alle coppie regolarmente sposate (tranne il cognome e il diritto successorio).
Abituati come siamo ormai a ogni genere di aberrazione, rischiamo di non cogliere appieno la particolare gravità di quanto è accaduto in parlamento, e che il capo del governo, il “cattolico” Matteo Renzi, ha chiamato “un giorno di festa per tutti”.
Già introdotta in quasi tutti i paesi d’Europa, la nuova disciplina che distrugge il diritto naturale e divino a riguardo del matrimonio e della famiglia, si è imposta infatti anche in Italia, in quell’Italia che la Divina Provvidenza ha posto come sede della Cattedra di Pietro, e come capitale di tutta la Cristianità. Tale “legge” quindi è una tappa importante e gravissima della pubblica apostasia della nazione, nel quadro del processo di scristianizzazione iniziato alla fine del XVIII secolo, proseguito con il cosiddetto Risorgimento e la fine degli Stati della Chiesa, e ripreso dopo l’ultima guerra con la promulgazione di una Costituzione atea (il capo del Governo si è vantato di aver giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo), con la revisione del diritto di famiglia e l’introduzione del divorzio, con la legalizzazione dell’aborto volontario, la revisione del Concordato che sancì la fine del Cattolicesimo come Religione di Stato, fino alla recente “legge” sul “divorzio breve”. Non ci illudiamo: Emma Bonino ha ricordato le nuove tappe della rivoluzione, tra cui quella in favore dell’eutanasia; non mancheranno anche le ‘leggi’ discriminatorie e persecutorie verso chiunque voglia restar fedele al diritto naturale e divino, alla fede e alla ragione. In confronto alle tappe di cui sopra, quella dell’11 maggio riveste tuttavia una particolare gravità: divorzio, aborto, un domani l’eutanasia… Si tratta beninteso di aberrazioni che violano la legge naturale e pervertono il retto uso della ragione. Tuttavia, si tratta piuttosto di un ritorno all’antico paganesimo (e per il divorzio a prima della venuta di Cristo Nostro Signore, in quanto era conosciuto anche dalla Legge mosaica col libello di ripudio). Uno pseudo-matrimonio tra persone dello stesso sesso, invece, è cosa talmente contro natura (giacché per natura il matrimonio ha come fine principale la procreazione dei figli e la conservazione del genere umano) e quindi contro la retta ragione, da essere cosa inaudita a saeculo: nessuna civiltà, nessuna comunità umana, nessuna legislazione e nessuna religione, mai, neppure nelle società pagane dove la dissolutezza ed il vizio contro natura era ammesso e coltivato (cf. Romani, 1, 27) mai, dicevamo, fu neppure immaginato il matrimonio tra persone dello stesso sesso (tranne, esclusivamente per sé, in un momento di vertigine, da Nerone).
Di fronte ad un simile avvenimento, inaudito per la sua gravità, possiamo fare le seguenti considerazioni.
1) Non si può parlare, a proposito della ‘Cirinnà’, di legge. Una legge è ordinatio rationis, un ordinamento della ragione, mentre quello che il parlamento ha votato è evidentemente e palesemente un delirio della ragione. Ogni legge degna di questo nome dev’essere una determinazione della legge naturale e divina, la quale poggia sulla Legge Eterna, la Sapienza stessa di Dio, supremo Legislatore e ordinatore. La ‘Cirinnà’ non è una legge, ma una perversione della legge.
2) Ci si può seriamente chiedere se un governo e una autorità statale che giunge ad imporre simili aberrazioni possa essere considerata legittima, giacché non procura il bene comune della società, ma della società stessa è principale nemica.
3) Jorge Mario Bergoglio ha dichiarato in un’intervista al quotidiano ‘cattolico’ La Croix, rilasciata il 9 maggio 2016 e pubblicata il 16 maggio: “Uno Stato deve essere laico. Gli Stati confessionali finiscono male, sono contro la storia”. Al contrario, è lo stato laico (ovverosia ateo) che “finisce male”, come lo dimostra la “legge” Cirinnà. Lo Stato laico ha rifiutato la Fede ed il Regno sociale di Cristo, e la conseguenza è la perdita totale della ragione e l’instaurazione del “regno sociale di Satana”, mentitore e omicida fin dal principio.
4) La “legge” Cirinnà ha potuto essere approvata dal parlamento grazie alla complicità di uomini politici che si dicono cattolici e che provengono tutti dall’esperienza politica del cattolicesimo liberale e del cattolicesimo democratico, di uomini politici cioè che hanno fatto propria la dottrina del modernismo sociale, del laicismo liberale e massonico, e infine del Vaticano II sulla libertà religiosa e la laicità dello Stato. Come nel 1948, a proposito dell’indissolubilità del matrimonio, nel 1971 e 1974 a proposito del divorzio, nel 1978 a proposito dell’aborto, così nel 2016 sono dei politici “cattolici” di formazione democristiana che hanno permesso (col vile tradimento, con il non presentarsi in aula, e oggi persino col volere e votare la “legge”) l’apostasia e l’aberrazione. Sono loro, in tutte queste occasioni, che nella veste di ministri, Capi del Governo e Capi dello Stato, che hanno votato e promulgato queste “leggi” anticristiane, inclusi i deputati provenienti dal movimento “Comunione e Liberazione”. Eletti con i voti dei cattolici ingenui, hanno costantemente tradito la Chiesa cattolica e il Signore.
5) Infine, e soprattutto, la ‘Cirinnà’ ha potuto essere approvata grazie alla complicità non solo del laicato ma del clero cattolico, o meglio, di quegli eretici modernisti che hanno occupato ed usurpato, dal 1965 almeno, e sempre di più da allora, le sedi episcopali e finanche la Sede Apostolica. Senza il clima favorevole creato dai costanti interventi di Jorge Mario Bergoglio, ad esempio, una simile legge, in Italia, non sarebbe stata votata. Chi ha detto di non poter giudicare? Chi ha ripetutamente elogiato e manifestato come suoi amici carissimi tre tra i principali responsabili della guerra a Dio e alla Chiesa (Eugenio Scalfari, Emma Bonino e Marco Pannella)? Chi ha amichevolmente e pubblicamente ricevuto delle coppie omosessuali, a dimostrare la propria simpatia? Chi ha detto di non volersi immischiare in politica, quando ferveva appunto il dibattito sulla “unioni civili”? Chi ha lasciato intravedere un possibile cambiamento della morale cristiana? Jorge Mario Bergoglio, il quale in maniera abituale e oggettiva ha manifestato, anche in questa occasione, di non volere oggettivamente il bene della Chiesa, di abbandonare il gregge, di non reggere la Chiesa con Cristo e per il bene e la salvezza delle anime. I cattolici si sentono, e sono abbandonati. Chi è responsabile, quindi? Non solo lui, ma anche tutti coloro che hanno aperto la via alla demolizione del dogma, della morale, della disciplina e della liturgia, dal Vaticano II in poi, e tutti coloro che si dichiarano e rimangono in comunione con, e nell’obbedienza a, questi nemici della Chiesa e della Croce di Cristo.
E’ l’ora che i cattolici si levino contro il nemico, senza compromessi, senza vergogna, senza paura, innalzando il vessillo del Regno sociale di Cristo, tornando a essere sale della terra e luce del mondo. O Cristo regna, o l’Italia tornerà cattolica, oppure andremo incontro alla più totale e dolorosa rovina, e non resterà della nostra civiltà pietra su pietra. Allora, Cristo regnerà egualmente, non con la Sua misericordia, ma con la sua giustizia, non coi benefici della Sua presenza, ma con le conseguenze del Suo abbandono. Dio ci scampi, e abbia misericordia di noi, e delle nuove generazioni.
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